Ognuno di noi fin dall’infanzia ha interiorizzato le caratteristiche e gli stili interpersonali dei propri genitori e di altre figure di riferimento: questi modelli – appresi nel contesto di esperienze ripetute e affettivamente significative per la definizione della nostra identità – influiscono sull’idea che abbiamo di noi stessi e del mondo e sulle aspettative che portiamo nelle relazioni. Per questo tendiamo, anche senza esserne consapevoli, a metterci in rapporto con gli altri attenendoci a determinati copioni relazionali che confermano i ruoli che siamo abituati ad impersonare.

Inevitabilmente siamo portati ad inscenare il nostro copione di vita in tutte le relazioni in cui siamo coinvolti, non da ultimo nel lavoro, e quindi nel rapporto con i dipendenti, con i colleghi o con i datori di lavoro.

Ma quanto può influire sul clima aziendale, su una comunicazione efficace e sulla produttività lavorativa l’agire automaticamente ed inconsapevolmente le scelte comportamentali che abbiamo adottato in passato in costanza di situazioni lontane e completamente decontestualizzate dal presente che stiamo vivendo?

Il copione che abbiamo scelto per la nostra sopravvivenza affonda le proprie radici in tempi antichi, e dal momento della sua formazione ad oggi ci è stato utile ogniqualvolta abbiamo cercato una risposta adeguata a determinati stimoli, equivalenti ma mai identici, provenienti dal mondo esterno.

Ma quanto possiamo essere certi che le risposte sempre uguali a stimoli equivalenti contenute nel nostro copione storico siano le più utili e adeguate alla situazione che oggi, qui ed ora, stiamo vivendo? Spesso si tratta di risposte (emotive, intellettive, istintive, comportamentali) obsolete rispetto al presente.

Individuare il proprio copione di vita è uno degli scopi dell’analisi Transazionale, un approccio in grado di mettere ognuno nelle condizioni di divenire consapevole delle proprie attitudini comportamentali, primo passo per poter in seguito organizzare uno stile di vita attuale e più efficiente.